La ferrovia Roma nord

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224-La carrozza numero 59

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La carrozza numero 59, distruzione di un “patrimonio” storico

di Gianfranco Lelmi

Era il 28 ottobre del 1932, ricorreva l’anniversario della marcia su Roma effettuata da Mussolini ed alcune decine di migliaia di militanti. Per ricordare l’ascesa al potere del Partito Nazionale Fascista (PNF), l’allora capo di governo Benito Mussolini voleva a tutti costi inaugurare per quella data la Ferrovia Roma Nord (il 27 ottobre 1932 come prestabilito, la linea fu inaugurata con l'intervento del Capo dello Stato - "Curci").

Successero cose incredibili. I lavori per la realizzazione della ferrovia cominciati cinque anni prima volgevano al termine, il vecchio percorso della tramvia era stato abbandonato quasi completamente. Il nuovo tracciato ferroviario correva per la parte iniziale lungo la via Flaminia. Pochi giorni prima dell’inaugurazione, un flusso d’acqua costante sgorgava senza sosta dalla galleria posta sotto i Monti Parioli, all’altezza dell’attuale Piazza Euclide. Disperato l’ing. Besenzanica si recò dal Duce per comunicargli che la data dell’inaugurazione andava spostata. Il Duce cacciò via l’ingegnere ed il suo assistente, geometra Faggiani, la data fissata per la ricorrenza della salita al potere andava rispettata a tutti i costi. Grazie ai suggerimenti di un operaio furono fatti dei fori sul sedime ferroviario, l’acqua alta circa un metro, cominciò rapidamente a defluire e la cerimonia ebbe luogo come preventivato.

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Nei filmati dell’Istituto Luce vediamo il Duce sorridente, affacciato al finestrino della carrozza numero 59, Il treno è fermo probabilmente alla stazione di Sant’Oreste. Il suo sogno di grandezza era stato realizzato, una delle prime linee elettrificate d’Italia costituiva un grande vanto per il partito fascista.

La carrozza 59, caduto il fascismo, cominciò un lento declino. Nel 1944, assistette probabilmente ai terribili bombardamenti di Viterbo, fu utilizzata dai nazisti per trasportare truppe, vide la distruzione della stazione di Viterbo. Se potesse parlare ci racconterebbe la storia di Pietro Ercoli e Maria Pampana, entrambi di Canepina, quando nei pressi della stazione furono investiti ed uccisi da un camion tedesco.

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All’arrivò delle truppe alleate subì uno dei peggiori affronti. Tappeti, tende, poltrone, lampadari e ogni tipo di arredo furono asportati dal suo interno. Questo materiale rotabile costruito rispettando all’epoca i più moderni di criteri fabbricazione, chiamato vettura salone per personalità, n. 1, serie S, aveva ed ha le seguenti caratteristiche: lunghezza metri 16,35, a carrelli; tara tonn. 26; altezza m. 3,98. Spogliata del suo interno venne successivamente trasformata in carrozza viaggiatori con l’istallazione di orrendi sedili in plastica e qualche sedile ricoperto in simil-pelle. Poi cominciò il lento declino della ferrovia causato dalla preferenza data dai politici al trasporto su gomma con l’utilizzo di un gran numero di bus. La carrozza numero 59 sostò per anni a Vignanello, nel capannone che ora viene utilizzato come centro anziani. Poi finalmente torno a “casa” a Viterbo sempre più abbandonata.

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Fino all’anno 2000, era una carrozza bella, pulita, sembrava uscita dalla fabbrica.

Poi una massa di stupidi vandali cominciò a distruggere tutto il materiale rotabile parcheggiato sul piazzale della stazione. Sassate, vetri rotti, graffiti, e non ultimo delle stupide manovre a spinta per allocare i convogli storici nel capannone officina di Viterbo, hanno completato l’opera di distruzione.

Ancora oggi questo materiale potrebbe essere salvato e ristrutturato. L’eventuale amianto presente in alcune carrozze potrebbe essere eliminato e come avvenuto a San Marino, queste carrozze potrebbero riprendere a circolare. L’ing. Curci aveva ben capito il valore di questo materiale rotabile, organizzava spesso il treno della Tuscia che richiamava folle di curiosi ed appassionati della ferrovia.

Purtroppo barbari moderni che si professano colti e preparati, si stanno comportando come quegli invasori che distrussero l’Impero romano. Altri, come fecero i primi cristiani che distruggevano i monumenti del paganesimo, ritengono di smantellare i residui di una storia che va dimenticata.

Non sanno che il passato va preservato per non cadere nuovamente in errori che potrebbero trascinarci nuovamente nell’abisso.