Prima Porta, sullo sfondo la deviazione per il cimitero, dal
sito Tram e trasporto pubblico di Roma
Ferrovia Roma Nord
Vogliamo il risarcimento danni
(nr. 320)
Testo di Gianfranco Lelmi
La Ferrovia Roma Nord è la ferrovia dello sperpero, una
ferrovia disastrata, abbandonata, dimenticata da tutti.
Negli anni 50 si erano inventati il trasporto dei defunti in
treno. Cioè i deceduti compivano l’ultimo viaggio dall’Acqua
Acetosa fino al Cimitero di Prima Porta sulla ferrovia. A
Prima Porta, fu creata una deviazione con tanto di binario,
linea di contatto con i rispettivi pali. Il terrapieno
ancora oggi è visibile. Poi come se l’opera non fosse
costata niente, appena terminata, fu smantellata.
Poi fu creata la stazione di Piazza Euclide, dopo ben undici
anni di lavori. La lentezza e lo sperpero oramai erano di
casa. Il piazzale antistante la stazione di Piazzale
Flaminio fu teatro di uno sperpero inaudito. I tram venivano
fatti attestare davanti alla stazione. Fu un lavoro di alta
ingegneria poiché furono creati con i binari curve con
raggio strettissimo, la linea aerea veniva sostenuta da pali
particolari. Terminata l’opera, fu subito smantellata. Cosa
simile accadde quando il capolinea dei tram fu spostato da
Piazzale Flaminio a via Flaminia.
Non successe nulla ai responsabili di queste prove tecniche
costate ai contribuenti, decine di milioni.
Poi il resto della storia, i pendolari la conoscono bene.
Dopo l’anno 2010 fu l’inizio della fine. Infinite
soppressioni, un lento, silenzioso ed inesorabile
smantellamento della ferrovia. Alla stazione di Viterbo si
utilizza da anni un solo binario perché una pensilina è
pericolante, la mensa dei ferrovieri, dopo una forte
tempesta meteo è inutilizzabile. Cosa grave, Civita
Castellana è stata privata della sua stazione, dove
transitavano e partivano i treni per Viterbo. Ora il
viaggiatore è costretto ad effettuare tre chilometri per
raggiungere Catalano, ove vengono attestati i treni per
Viterbo. Stesso problema esiste per chi viene da Viterbo.
Sembra un piano diabolico per far dimenticare ad ogni costo
questa ferrovia. La scusante di questo spostamento sono le
sbarre del passaggio a livello che quando entrano in
funzione per il transito di un treno, impiegano due minuti.
A Catalano, come dicono alcuni viaggiatori si rischia spesso
la pelle. Ci sono frequenti treni in manovra ed attraversare
i binari è tremendamente pericoloso. Per chiudere i numerosi
passaggi a raso posti lungo la Falerina, si sono spesi nove
milioni di euro, realizzando cavalcavia e sottopassi, eppure
il più pericoloso passaggio a livello incustodito esistente
a Catalano è rimasto come era. Gli abitanti del posto,
ogni giorno rischiano la propria vita. Le storie da
raccontare sono tante, quello che è certo, che l’inerzia,
dovuta spesso a imperizia, imprudenza o negligenza ha creato
e crea continui disagi ai pendolari, agli abitanti ubicati
lungo la ferrovia, ai paesi che vengono toccati dal treno.
Viterbo comincia ad avere parecchi negozi chiusi, Soriano al
Cimino, Vignanello, risentono della perdita della ferrovia
oramai inutilizzabile. Non esiste più la fidelizzazione
della clientela, quei pochi treni che ancora camminano sono
mezzi vuoti. I vandali approfittano di questa situazione per
distruggere intere vetture. Gli orari dei treni vengono
cambiati in continuazione, viaggiare sta diventando
impossibile anche con gli autobus sostitutivi. Di questo
caos ne stanno risentendo gli alunni delle scuole di
Viterbo, Vignanello, Bagnoreggio. Eppure il treno, quando
funzionava, con 2 ore e 35 minuti, con l’esistenza di circa
102 passaggi a livello, era utile poiché impiegava a volte
meno della Ferrovia Roma Capranica Vitebo. I paesi posti
lungo la ferrovia sono responsabili dei numerosi
attraversamenti posti lungo i binari. Nessuno ha obbligato i
palazzinari ad edificare sottopassi e sovrappassi.
Il risentimento dei pendolari cresce, nonostante alcune
testate giornalistiche cerchino di decantare l’arrivo di
centinaia di milioni per la ferrovia. Esaminando con
attenzione il Piano Regionale di Intervento chiamato anche
cronoprogramma dei lavori, risulta che dei 358 milioni di
euro di investimenti, dieci milioni sono destinati al
deposito di Acqua Acetosa. Eppure osservano alcuni
pendolari, le grandiose officine di Catalano
necessiterebbero di numerosi interventi, perché abbandonale?
Appare evidente secondo molti, che l’obiettivo è la
soppressione della tratta extra-urbana. La via crucis per
gli abitanti di Roma nord sta cominciando ad evidenziarsi.
Alla manifestazione di Piazza del Popolo, i numerosi
partecipanti hanno evidenziato la loro esasperazione. Se i
soldi ci sono, dicono, perché aspettare la fine del 2019 per
la nuova stazione di piazzale Flaminio? Quante volte questo
cantiere è stato aperto e richiuso? Perché si aspetta il
fine anno per il raddoppio Riano – Morlupo e si ricorre alla
predisposizione del raddoppio per la tratta Montebello Riano?
Non sarebbe positivo lasciare anche un solo binario che
permetterebbe cadenzamenti ogni 20 minuti? Si
risparmierebbero tantissimi soldi, inoltre l’installazione
dello SCMT e di passaggi a livello di nuova generazione che
bloccano il treno in presenza di ostacoli, permetterebbero
il funzionamento della ferrovia senza interruzioni. In
Lombardia, TRENORD ha fatto viaggiare gli utenti in via
continuativa, pur facendo i lavori necessari.
Le stazioni vanno lasciate al centro dei paesi, non spostate
in luoghi isolati, per costituire cattedrali nel deserto.
Ciò scoraggia gli utenti. Le promesse sono state e sono
infinite. Ecco riportate le parole di un manifestante
esasperato di Piazza del Popolo del giorno 16 novembre 2019:
“Io ho partecipato a tre riunioni (57.53), Alessandri ci ha
detto che i lavori a Flaminio sarebbero iniziati a giugno e
sarebbero durati otto mesi. Oggi (ndr 16 novembre 2019)
scopriamo che i lavori iniziano a dicembre e durano sei
mesi. Credo che sia l’unico episodio in Italia in cui i
cantieri iniziano prima e durano meno. E voi venite qui a
proporci l’inferno, allora sapete cosa vi dico io, che a
questi pendolari che sono qui in piazza, chiedo che siamo
noi a rendervi la vita un’inferno. Voi dovete garantire il
servizio”.
La Regione, presente a Piazza del Popolo il 16 novembre
2019, ha riconosciuto in parte le sue colpe e quindi
l’inerzia per non aver capito dopo l’incidente di Andria, la
portata delle disposizioni ANFS (52.15). Difatti il 14
ottobre 2019 la chiusura della linea sembrava quasi scontata
per colpa di gravi omissioni.
La mancanza di pubblicazione di notizie, il pericolo della
chiusura della ferrovia per tre anni a causa dei lavori,
sono possibilità incombenti. Centocinquantuno treni
soppressi in poco più di un mese, dal 17 settembre al 25
ottobre 2019, ha comportato la cancellazone di cinque treni
al giorno.
Mentre il RDL n. 1949 del 11.10.1934 convertito in legge n.
911/1935 circoscriveva le ipotesi di risarcimento per il
viaggiatore e le limitava al solo rimborso del biglietto,
Oggi trova applicazione il regime di responsabilità
contrattuale. Esibendo le prove dell’inadempimento o
dell’inesatto adempimento, il pendolare potrà ottenere la
condanna del vettore, al risarcimento dei danni patrimoniali
conseguenti alla condotta inadempiente (in termini di danno
emergente e di lucro cessante). E’ il vettore che deve
fornire la prova della non imputabilità dell’inadempimento,
che potrebbe comprendere anche il caso fortuito.
L’art. 17 del regolamento CE n. 1371/2007 evidenzia che il
trasporto ferroviario va a vantaggio di tutti i cittadini,
pertanto le persone con disabilità o con mobilità ridotta
hanno diritto al pari di tutti i cittadini alla libera
circolazione e non alla discriminazione.
In base all’art. 17 del Regolamento CE nr. 1371/2007 è
importante tutelare i diritti dei passeggeri. Il pendolare è
un utente particolare dei servizi ferroviari che
maggiormente subisce dei disservizi cronici e ne risente
maggiormente rispetto al viaggiatore occasionale. In base
alla legge 4.4.1935 nr. 911, il vettore ha dovuto risarcire
un pendolare per il danno non patrimoniale provocato.
L’attore ha dovuto fornire prova adeguata del danno subito e
dei disservizi che quotidianamente ha subito. Ovviamente in
caso di giudizio, l’attore riceve la rifusione delle spese
di giudizio. Le sanzioni al vettore in merito al
risarcimento alla persona danneggiata dovrebbero essere
efficaci, proporzionate e dissuasive.
L’aver distrutto una ferrovia per incuria (imperizia,
imprudenza, negligenza), comporta anche una manifestazione
di colpa a carattere penale. In base all’art. 43 cp, i morti
che si sono succeduti per l’omessa sistemazione dei passaggi
a livello con sbarre, implica comunque l’inosservanza di
regole cautelari atte a prevenire eventuali incidenti. In
base all’art. 110 del cp, quando più persone concorrono nel
medesimo reato, “ciascuna” di esse soggiace alla pena per
questo stabilita.
In merito ai disservizi, la Class Action nei confronti del
vettore inadempiente viene conferita con mandato ad uno o
più legali, compresa l’azione penale, presso le competenti
sedi. La spesa per un numero adeguato di ricorrenti, spesso
si rivela irrisoria.
Esempio tipico di class action è il risarcimento di oltre
300 mila euro che Trenord, in base sentenza della Corte di
Appello di Milano ha dovuto elargire a circa 700 mila
pendolari per i disagi subiti nel dicembre del 2012.
01.12.2019
Ringraziamenti per alcune informazioni:
Avv.to Antonino Guida Patrocinante in Cassazione
FAST Confsal