La ferrovia Roma nord

-Home page

-Articoli

297-Vignanello - Fatti e misfatti nel mondo della Ferrovia Roma Nord

-Video 

-Archivio fotografico

-Bibliografia

-Link

-Autore

-Indice alfabetico

-Contatti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vignanello - Fatti e misfatti nel mondo della Ferrovia Roma Nord

Sequela di furti alla stazione

 

di Gianfranco Lelmi

 

 

Il fatto avvenne nella notte tra il 9 e 10 ottobre del 1940 nei locali della stazione di Vignanello in danno della SRFN (Società Romana Ferrovie del Nord). Da una cassaforte venivano sottratte Lire 450 contenute in un sacchetto insieme ad altra somma non precisata. Inoltre “sparivano” Lire 94,90 contenute in un cassetto della biglietteria. Come riporta il resoconto dei Carabinieri, la cassaforte non riportava tracce di scasso, mentre il cassetto appariva forzato.

Primo indiziato fu il figliolo del Capo Stazione, tale Cianfarani Fanfulla.  Come raccontava il titolare della stazione, presente al momento della chiusura dei locali, aveva ricevuto le chiavi dall’impiegato Scacchiaficchi in presenza del manovale Narduzzi.

L’ammontare di Lire 1.898,10 era stato rinchiuso in un sacchetto “impiombato”. Dal resoconto del P.M. del Re, il Cianfarani Fanfulla, compariva a piede libero all’udienza per rispondere del reato innanzi menzionato nonché di altra sottrazione di Lire 32,50 verificatasi sempre negli stessi locali, tra il 15 e il 16 dello stesso mese.

Si procedeva nei confronti dell’imputato a rito diretto, “a seguito denuncia del 19 ottobre 1940 dei carabinieri di Viterbo”.

Ogni addebito veniva respinto e si precisava nella sentenza: “dopo aver ricevuto le chiavi da parte dello Scacchiaficchi, rientrava in casa e dopo aver cenato si recava immediatamente a letto”. Asseriva inoltre il Cianfarani Fanfulla di aver appreso dal padre del furto avvenuto nella notte del 15/16 del mese di ottobre, non essendosi recato la sera prima nei locali della stazione.

Durante il processo, l’impiegato Scacchiaficchi  evidenziava che dopo aver effettuato il conteggio degli incassi, il denaro veniva chiuso con relativa distinta in un sacchetto che sigillato dal manovale Narduzzi, veniva collocato nella cassaforte con la consegna delle chiavi al Cianfarani. A sua volta il Narduzzi veniva interrogato, affermando di non ricordare se lui effettivamente quella sera aveva proceduto all’impiombatura del sacchetto. Ingami Alberto, in qualità di teste, insieme al padre dell’imputato, asseriva che il Cianfarani Fanfulla non era uscito di casa durante tutta la notte.

Veniva inoltre raccontato di un altro tentativo di furto sventato dal titolare della stazione, signor Cianfarani. Il 9 ottobre vero le ore 21 il signor Cesare Ceccarelli, trovandosi a passare davanti alla stazione, trovava la porta di ingresso aperta. Durante il dibattimento veniva evidenziata una discrepanza tra quanto asserito nel verbale dei carabinieri e quanto dichiarato dall’ispettore della Ferrovia Roma Nord.  I primi asserivano che la distinta concernente il riepilogo delle somme versate, era piegata, mentre l’ispettore della Ferrovia constatò che era liscia, lasciando supporre che probabilmente fu  piegata da un suo collega. Ciò dava adito a ritenere che lo Scacchiaficchi non aveva messo la distinta dentro tale sacchetto.

Veniva notato inoltre che le dichiarazioni dello Scacchiaficchi e del Narduzzi, presentavano delle difformità. La piombatura del sacchetto, sarebbe avvenuta “alla presensa e col concorso del Narduzzi”, la seconda affermazione riportava invece della presenza del solo Scacchiaficchi.

Inoltre quanto riferito dal Ceccarelli assumeva per il PM notevole importanza. Nella fase dibattimentale, si asseriva che i Cianfarani, padre e figlio “si desume che genericamente” davano adito a ritenere che fossero colpevoli dell’accaduto a causa del possesso delle chiavi della cassaforte. Veniva inoltre valutato il fatto che lo Scacchiaficchi ed il Narduzzi avevano loro compiuto le operazioni di chiusura dell’incasso nel sacchetto, quindi solo loro potevano distrarre il denaro al momento della chiusura. Altra considerazione, in base alla testimonianza del Ceccarelli, solo degli estranei potevano aver compiuto il furto.

Pertanto veniva affermato che la colpevolezza del Cianfarani Fanfulla non poteva essere provata, anche se aveva avuto le chiavi della cassaforte che al momento della scoperta del furto veniva rinvenuta senza segni di effrazione. Inoltre la dichiarazione di Ingami Alberto, in qualità di teste, che affermava che l’imputato non si era allontanato da casa, scagionava il Cianfarani Fanfulla. Il PM evidenziava inoltre l'illogicità che il figlio sottraesse una somma di denaro che il padre avrebbe dovuto ripetere ed inoltre che l'imputato si fosse reso responsabile di un ulteriore fatto a distanza di pochi giorni.

La responsabilità degli episodi menzionati "è suffragata da sospetti e supposizioni” che, veniva detto, potrebbero concernere sia l’imputato che gli altri, pertanto non esistendo prove concrete, il Cianfarani Fanfulla veniva assolto con formula piena in data 28 gennaio 1947.

 

 

 

 

R.G. 406/1946 n. 38, sentenza primo grado 28 gennaio 1947