La ferrovia Roma nord

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43) Euclide DSCN0323                     

                 Stazione di Piazza Euclide a Roma                                                                                                                                Francesco Paolo Faggiani

               

                                                                                                                                                   

 

Ferrovia Roma nord

Una storia incredibile

 

di Elisabetta Lelmi

  

 

Se oggi possiamo conoscere in parte quello che accadde durante i lavori di realizzazione della Ferrovia Roma Nord, lo dobbiamo a quelle persone, che con spirito di sacrificio ed abnegazione hanno vissuto le vicissitudini per la costruzione di questa opera straordinaria e qualcuno ha pensato di raccontare.  E’ grazie a Francesco Paolo Faggiani ed al suo amico Arnaldo Ricci (autore dell’articolo: Il 28 ottobre quella ferrovia si deve aprire!) che oggi possiamo leggere questa storia incredibile pubblicata nel settembre del 2005 sul mensile: “Campo de’ fiori” di Civita Castellana. Purtroppo, come l’Impero romano e la sua civiltà furono distrutti dai barbari, oggi nel 2010, barbari moderni, che si professano colti e preparati stanno per smantellare gran parte di quest’opera, l’unica rimasta nel Lazio, che i nostri padri ci avevano lasciato, costruendola con enormi sforzi e grande ingegno. Era l’estate del 1932, mese di agosto, i lavori della ferrovia Roma – Civita Castellana – Viterbo, iniziati circa cinque anni prima, stavano per terminare. Con una velocità incredibile per quei tempi, si era proceduto allo scavo di gallerie, edificazione di ponti, terrapieni, stazioni. Opera straordinaria ideata dal grande ingegnere Besenzanica, non partiva più da piazza della Libertà attraversando in superficie alcuni quartieri di Roma, ma tramite una lunga galleria sotto la collina Parioli, da Piazzale Flaminio giungeva direttamente all’Acqua Acetosa. Era la prima linea metropolitana di Roma. Cosa all’avanguardia per l’epoca, la linea era elettrificata. Ancora oggi, i suoi pali posti da Catalano fino a Viterbo sono quelli originali dell’epoca, ancora resistono alle intemperie ed al tempo. Ancora oggi, dopo tanti anni nessuno ha provveduto a sostituirli. Il ponte sul Tevere creò non pochi problemi agli ingegneri dell’epoca che riuscirono a realizzare l’opera a costo di grandi peripezie. Il problema maggiore che si presentò pochi giorni prima dell’inaugurazione della linea fu dato dall’acqua che sgorgava senza sosta dalla galleria posta sotto i Monti Parioli, all’altezza dell’attuale stazione di  Piazza Euclide (che all’epoca non esisteva). Un mese prima dell’inaugurazione (28 ottobre 1932, anniversario della marcia su Roma), il giovane disegnatore Francesco Paolo Faggiani (di anni 20 circa), chiamato Paolino, salutava l’ingegnere Besenzanica per recarsi a casa, erano quasi le ore 22.  Si lavorava tanto, la scadenza per la consegna dei lavori si avvicinava.  In quel mentre, all’improvviso giungeva il geometra capo cantiere che comunicava la notizia che una grossa perdita di acqua filtrava dal soffitto nella galleria all’altezza dell’attuale stazione di Piazza Euclide. Inutilmente veniva cercato il direttore dei lavori, l’ing. Pianesani che era andato a casa. Il giorno successivo, l’ingegnere Besenzanica, dando del lei (normalmente gli dava del tu) all’ingegnere Pianesani, lo invitava a risolvere immediatamente il problema, mentre l’acqua diventava sempre più alta, aveva coperto i binari. Il tempo passava e a dispetto di vari tentativi di aspirare l’acqua con grosse pompe per caricarla su dei serbatoi posti su carri merci, ritornava sempre più copiosa, nonostante si cercasse inutilmente di tamponare le varie fessure delle pareti.Mancavano circa 15 giorni all’inaugurazione della ferrovia, era già tutto prefissato per il 28 ottobre 1932, anniversario della marcia su Roma, doveva venire Mussolini e le alte cariche del partito e del governo. La data dell’inaugurazione non poteva esse spostata e l’ingegnere Pianesani si dimise, lasciando solo l’ingegnere Besenzanica. Come raccontò il giovane disegnatore, Francesco Paolo Faggiani, andò insieme all’ingegnere Besenzanica in galleria per visionare la situazione, l’acqua arrivava fino alla cintola.  L’unica soluzione al giorno 25 ottobre 1932 era di rinviare l’inaugurazione, recandosi direttamente da Mussolini. Il Duce praticamente, come raccontava il giovane disegnatore che aveva accompagnato Besenzanica a palazzo Venezia, mise alla porta l’ingegnere. La data per l’inaugurazione doveva essere rispettata. Il giorno successivo Besenzanica insieme a Faggiani era di nuovo in galleria, con l’acqua alta, con gli operai, per cercare di risolvere il problema.Un operaio sui cinquantanni, si avvicinò  all’ingegnere per spiegare come aveva risolto un problema simile nella cantina di casa sua. Dandogli del tu, Bensenzanica lo ascoltò ed apprese che effettuando dei buchi sul pavimento con una trivella, aveva eliminato la presenza dell’acqua. Immediatamente fu portata una trivella con una punta da due metri e dopo sei fori, l’acqua cominciò a defluire sparendo sotto i binari. Il giorno prima dell’inaugurazione, Mussolini fu avvertito che la cerimonia di apertura della ferrovia poteva aver luogo, poiché il problema era stato risolto.     

 

 

Fonti:

- Campo de' fiori  (Civita Castellana)                       settembre 2005