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263-Storie di guerra - L'Osteria Mignolò a Civita Castellana nel 1943

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L’ingresso dell’osteria Mignolò oggi

 

Storie di guerra

L’Osteria Mignolò a Civita Castellana nel 1943

di Gianfranco Lelmi

 

Parlare di una ferrovia, dei suoi treni, dei suoi binari, può diventare insignificante se non si conoscono anche le storie che gravitano attorno a questo mondo sempre in continuo movimento.

Per empatia possiamo meglio capire quali enormi difficoltà esistevano negli spostamenti, nella vita dei ferrovieri che nonostante gli ostacoli continuavano a far viaggiare i treni in tempo di guerra.

Come racconta il “cronista” dell’epoca: Francesco Pecchinoli, Civita Castellana era divisa in 4 rioni, tra cui il rione de’ Massa, ombelico della città. E’ qui, a Piazza de’ Massa (oggi Piazza dei Martiri delle Fosse Ardeatine) che Erminio Colonelli nel 1929, appena congedato dall’arma dei Carabinieri, decise di aprire un ‘osteria. L’osteria de’ Mignolò erogava vino sfuso, pesce di fiume, ranocchie che rappresentavano le principali libagioni, attirando una clientela a carattere familiare.

 

 

Era qui che Domenica detta Menicuccia insieme al marito, l’oste Mignolò, gestivano la propria osteria.

Nel 1944 i clienti della rinomata osteria erano pochi, poiché la maggior parte dei giovani era alle armi. I frequentatori erano pochi amici (quasi sempre gli stessi) ed alcuni soldati tedeschi della Feld Gendarmerie. Come racconta l’autore dello scritto, un anziano maresciallo tedesco ben armato, accompagnato da un grosso cane, era uno dei più assidui avventori. Era conosciuto soprattutto, poiché apprezzava il buon vino che Mignolò acquistava direttamente dai contadini.

Una sera, il nostro maresciallo, si recò da solo al locale e cominciò a bere più del solito, infastidendo la moglie del proprietario. Senza temere la probabile reazione dell’avventore, qualcuno gettò della farina negli occhi del molestatore, poi all’unisono i presenti si gettarono sul “disturbatore”, lo picchiarono di santa ragione e lo gettarono in strada. Il locale fu immediatamente chiuso ed abbandonato. Lo sventurato avventore, ripresosi, corse in caserma, per ritornare poco dopo sul posto, con altri due commilitoni. Dopo aver sparato in aria ed aver atteso invano qualcuno, se ne tornarono in caserma.

I proprietari dell’osteria furono rintracciati alcuni giorni dopo, interrogati, furono rilasciati senza alcuna conseguenza.  Sicuramente al comando tedesco sapevano delle abitudini di questo maresciallo, tant’è vero non fu più rivisto in giro per Civita Castellana. E’ ovvio che trovandosi a Civita Castellana il quartier generale del maresciallo Kesserling, continua l’autore del testo, la tranquillità era necessaria ed indispensabile. Sicuramente la ferrovia Roma Nord costituiva un importante mezzo di collegamento, tra la cittadina falisca ed i bunker del monte Soratte.

 

La trattoria Mignolò oggi