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Corchiano

QUEL TRENO BIANCO E BLU

di Matteo Jarno Santoni

 

102 chilometri. Non sono tanti ma neanche pochi. Più di due ore e mezza di percorso che spesso per la prolissità del viaggio provocano sconforto nei pendolari.

Ma cosa c’è in questi 102 chilometri oltre a una storica ferrovia?

C’è il meraviglioso territorio della Tuscia che, spesso trascurato per la vicinanza della meravigliosa e storica capitale dall’ ingenuo turista,  attende di essere valorizzato a dovere.

Dal 1932 (e ancora prima dal 1913 CON UNA OBSOLETA MA AFFASCINANTE TRAMVIA) un simpatico treno bianco e blu, dall’ aspetto tozzo e squadrato corre quasi fondendosi con il paesaggio il selvaggio e allo stesso tempo incantevole panorama alto-laziale.

Sono i vecchi rotabili della gloriosa S.R.F.N., la Società Romana per le Ferrovie del Nord, costruiti dal 1932 dal T.I.B.B. (Tecnomasio Italiano Brown Boveri) a Vado Ligure e dalle O.M.S. (Officine Meccaniche della Stanga) a Padova.

Prato Falcone (Fabrica di Roma)

Ma molti di quesi treni sono arrivati al capolinea e attendono, con buona pace di tutti quelli che hanno sempre remato contro la ferrovia, di essere inoltrati in fonderia per diventare forse, moderni e nuovi mezzi ferroviari.

Ma ancora uno spiraglio di speranza per coloro che rimangono attaccati al caratteristico “fischio” del trenino bianco e blu c’è ed è tentare di salvare quei pezzi tanto intrisi di storia, una storia che non può essere cancellata con una fiamma ossidrica per volere di burocrati che poco ne sanno di ferrovia e delle potenzialità che quegli stessi treni, se restaurati, possono avere.

Il “Treno della Tuscia” è un progetto della metà degli anni 80’ del secolo scorso quando già la ferrovia rischiava di chiudere e lungimiranti dirigenti hanno pensato di istituire un collegamento ferroviario turistico tra Roma e Viterbo passando per tutti i centri del Soratte e del Cimino fino a Viterbo, l’ antica Vetus Urbs o Vicus Elbii come cita l’ Enciclopedia Treccani.

Il progetto del Treno della Tuscia è andato avanti fino al 2009 circa quando tutte le elettromotrici e i rimorchi sono stati accantonati perché sostituiti da mezzi più nuovi e confortevoli.

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Corchiano

Giorno dopo giorno le vecchie carrozze venivano prese a sassate dai soliti incivili degenerati e venivano dipinte con le famigerate bombolette spray dagli aspiranti “artisti” che in realtà deturpano solamente i beni della collettività con i loro sgorbi.

Alcuni di questi sono stati presi in carico dal “Museo della stazione di Colonna” che li conserva insieme ai rotabili della Ferrovia Roma-Fiuggi; ma questi mezzi non potranno circolare più sulla linea a meno che si affronti un dispendioso trasporto su carrello stradale.

Nel frattempo l’ ATAC emanava il bando di vendita del materiale ferroviario e già al Maggio 2017 perdevamo quattro preziosi pezzi storici tra cui la rimorchiata C.74 con gli interni originali in legno e formica.

Successivamente i mezzi venivano accantonati a Fabbrica di Roma, nel raccordo con la stazione delle Ferrovie dello Stato fino a che, lo scorso 5 giugno la Regione autorizzava l’ ATAC a procedere alla rottamazione definitiva del materiale presso la stazione di Corchiano tramite taglio con la fiamma ossidrica e trasporto su carrello stradale verso un centro di smaltimento. Un colpo al cuore per gli appassionati non giustificabile in nessun modo da parte di chi con un comportamento ignobile ha deliberato la nefandezza.

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Soriano nel Cimino

Così anche altri rimorchi verrebbero persi conservando solo alcune unità accantonate al coperto a Viterbo ma che hanno gli interni totalmente stravolti dopo vari ammodernamenti.

Tra queste unità salvaguardate è la carrozza S.101 ora numerata 59 dove viaggiarono le autorità il giorno dell’ innaugurazione ma che durante la Seconda Guerra Mondiale fu spogliata di tutti gli eleganti interni che in epoca recente sono stati rimpiazzati da sedie in plastica .

L’ istituzione del Treno della Tuscia permetterebbe e favorirebbe lo sviluppo turistico con la creazione di un circuito di eventi e un indotto economico di dimensioni non indifferenti che andrebbe a comprendere Pro Loco territoriali, organizzatori di sagre, comuni, musei, parchi e esercizi commerciali vari.

Un treno turistico che collegherebbe la capitale non solo con Viterbo ma anche con altri interessantissimi centri come Bagnaia, sede della famosa Villa Lante, Vignanello famoso per i sui vini, Vitorchiano, Soriano, sede del palazzo Papacqua e del Castello Orsini proprio com’ era trenta anni fa; è solo un fatto di volontà che chi si definisce appassionato di ferrovia non può trascurare.

Chi si designa appassionato e poi chiama i treni storici “ruggine” non solo ha usato un epiteto poco appropriato ma non è definibile come cultore di ferrovia anche se tale si crede di essere.

Se si vuole agire bisogna farlo ora e insieme alle associazioni che tanto si sono prodigate in questi anni poiché le demolizioni inizieranno a ore e manca poco al punto di non ritorno; e se non si scongiura questa fine per i rotabili storici tra qualche anno rimpiangeremo questa possibilità oramai persa.

 

Matteo Jarno Santoni

Amatore di ferrovia, modellista ferroviario

iscritto alla Federazione Italiana

Modellisti Ferroviari e Amici della Ferrovia (FIMF)

 

 

Matteo Jarno Santoni

 

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Faleria

P.S. del webmaster

Questo articolo é stato elaborato da un ragazzo di anni 15 appassionato di treni e della natura. Colpisce la sua profonda cultura e maturità.

A lui gli auguri per un futuro "luminoso".