La ferrovia Roma nord

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247-Novembre 1943 - Disastro ferroviario della Roma Nord a Rignano Flaminio - quarta parte

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Novembre 1943

Disastro ferroviario della Roma Nord a Rignano Flaminio -  quarta parte

di Arnaldo Ricci

Premessa alla quarta parte: si ringrazia la signora Mary Banci  ( Meri ) figlia del dipendente della Roma Nord fu Aldo Banci di Civita Castellana, per aver fornito informazioni utili alla ricostruzione storica trattata in questa puntata; inoltre ringrazio ancora il mio amico Alessandro Soli per avermi aiutato a contattarla.

Foto attuale della curva dove il 15 novembre 1943 ore 08.00 circa si verificò lo scontro dei due treni

Foto attuale del luogo dell’incidente dove si vede chiaramente la via Flaminia accanto

 

Ore 07.19 il treno parte da Civita - la solita procedura..fischio del Capostazione e risposta con la cornetta del frenatore che è posizionato sulle scalette della motrice di coda. A bordo del treno, nello scompartimento portabagagli della motrice di testa, come detto precedentemente, è ubicato il vano per il servizio postale e l’addetto a tale servizio è un certo sig Americo Mancini , non so dire se fosse di Civita Castellana o no. Sempre a Civita, sale sul treno il Sig. Aldo Banci, dipendente della ferrovia; addetto alla manutenzione ed alla riparazione della linea telefonica ubicata lungo tutta la strada ferrata, nonché degli apparati ad essa connessi. Quando si dice: ma guarda un  po’ il destino! Il Banci arriva alla stazione di Civita Castellana un attimo dopo che il treno  si è messo in lento movimento per la partenza….quando… un addetto alla stazione urla al conducente di rallentare….. è rimasto a terra un pacco delle Pt da spedire……poi l’addetto corre verso la motrice e lancia il pacco dentro il portabagagli, dove il dipendente delle poste aveva già provveduto ad aprire la porta scorrevole……Il Banci allora approfitta del rallentamento per salire anche lui a bordo, aggrappandosi con una mano alla maniglia della porta scorrevole che era ancora aperta.

Tutti sono al corrente che da Civita fino ad Acqua Acetosa non vi sono più gallerie…che potrebbero offrire una qualche protezione da attacchi aerei…mentre da Viterbo a Civita ve ne sono ben 5 o 6; dopo transitato sul ponte del  Treja, inizia la ripida salita con forte pendenza ( non mi vorrei sbagliare ma credo che essa sia la più alta pendenza di tutta la ferrovia ) che il convoglio supera solo grazie alle doppie motrici, le quali non erano sincronizzate nei comandi e quando una motrice accelerava o decelerava, anche l’altra doveva fare la stessa manovra; il tutto era però regolato da segnali acustici convenzionali ( fischi del treno ) che i macchinisti dovevano capire.  Alle 07.48 il treno arriva alla stazione di Sant’Oreste dove normalmente vi è la coincidenza con il treno proveniente da Roma, il quale era partito dalla stazione terminale di Piazzale Flaminio alle ore 06.52 affollatissimo;  il conducente del  treno ( partito da Roma ) che aveva una sola motrice e tre vagoni, era un certo sig. Carabellesi o Carabellese; tutto procede regolarmente ed il convoglio arriva alla stazione di Rignano Flaminio verso le 07.55 dove scendono molti passeggeri, ma comunque rimangono occupati ancora tutti i posti a sedere. In condizioni di normalità la coincidenza avviene quasi sempre alla stazione di Sant’Oreste ma come già affermato precedentemente, a causa degli eventi bellici le coincidenze vengono spostate molto spesso ad iniziare dall’agosto del 1943, per cui una variazione della stazione di incrocio fra treni non desta più nessun allarme, verso il personale coinvolto nella procedura del cosi detto “ giunto telefonico “.

Ebbene, alle ore 07.57 circa del 15 novembre del 1943, sicuramente per un errore umano commesso da uno dei due macchinisti oppure da uno dei due capitreno oppure da uno dei due capi stazione oppure dal dirigente unico ( molto probabilmente accertato successivamente dalla magistratura di allora ) i due treni partono contemporaneamente, uno dalla stazione di Sant’Oreste con il macchinista di testa sig. Galadini e l’altro dalla stazione di Rignano Flaminio condotto dal macchinista sig. Carabellesi o Carabellese; una manciata di minuti dopo, Il disastro!

Quasi sicuramente, alcuni decimi di secondo prima dello scontro frontale, i due macchinisti si saranno resi conto di quello che sarebbe successo!... ma ormai era troppo tardi!…nella curva dove è accaduto l’incidente vi è anche un passaggio a livello ( come si vede in foto ) e sicuramente il Galadini ed il Carabellesi o Carabellese avranno emesso il segnale acustico ( fischio del treno )…….ma ormai non si poteva fare più niente!...è matematicamente impossibile fermare due treni che marciano a circa 60 Km/h in pochi metri……ognuno dei due treni, per potersi fermare avrebbe avuto bisogno di uno spazio di almeno 200 metri……ed inoltre, a complicare la situazione, uno aveva in trazione anche due motrici! infatti pochi decimi di secondo dopo avviene l’impatto frontale! La motrice del treno proveniente da Roma si infilò letteralmente dentro quella di testa proveniente da Viterbo…mi ricordo ancora perfettamente ( inizi anni ’70 ) quando facevo il pendolare fra Civita e Roma, per recarmi al lavoro, un signore sulla sessantina di Rignano, che partecipò ai soccorsi…ricordo ancora il cognome…un certo sig. Dolci, il quale raccontava…” era come se due parallelepipedi della stessa dimensione si fossero compenetrati uno dentro l’altro..” poi diceva……” il sangue che scorreva verso la via Flaminia adiacente, aveva formato un rigagnolo rossastro mischiato con l’acqua della pioggia ininterrotta che cadde tutto il giorno…”.  Raccontava sempre il sig. Dolci…” i corpi delle persone delle due motrici e dei due primi vagoni si presentavano come un ammasso unico di membra umane, come se fossero state pressate da una pressa di quelle che riducono le automobili come un pacchetto metallico……vi furono grosse difficoltà a riconoscere i corpi”.

Sul colpo morirono ben 52 persone fra viaggiatori e personale della ferrovia! I feriti, fra quelli gravi e meno gravi furono circa duecento. Pochi secondi dopo l’impatto arrivò, proveniente da Orte, una autocolonna di soldati tedeschi diretti a Roma. Il generale Kesserling, comandante in capo delle forze tedesche, si trovava in quel preciso istante a Sant’Oreste ad ispezionare l’inizio dei lavori per adattare il suo comando supremo presso le  famose gallerie costruite dal governo di allora nel 1937, con l’intenzione di utilizzarle come base per il ministero della guerra. Il Kesserling fu avvertito immediatamente dell’incidente e diramò un dispaccio verso le sue truppe,  che ordinava di prestare tutti i soccorsi possibili alle persone coinvolte. Oltretutto, alcuni vagoni si erano rovesciati sulla via Flaminia!...bloccandola completamente al traffico delle autocolonne tedesche. Raccontava sempre il sig. Dolci ..” i camion vuoti provenienti da Roma, che andavano a prendere i soldati ad Orte avevano formato quasi una fila continua che si snodava fino a Castelnuovo di Porto…mentre quelli provenienti da Orte, pieni di soldati, avevano formato una lunga fila fino al bivio per Faleria..” Furono immediatamente allertati gli ospedali San Giacomo  ed il Santo Spirito di Roma nonché il nostro ospedale Andosilla di Civita Castellana già presenziato da diversi giorni dai tedeschi.  Quando arrivò il primo autocarro tedesco al nostro ospedale, Il prof. Vincenzo Ferretti era prontissimo ad operare;  egli abitava all’interno della struttura ospedaliera ed era sempre reperibile ed operativo H24…la sua vita privata e la sua attività ospedaliera erano un'unica cosa…chi lo ha conosciuto lo sa  bene!..iniziò subito a dare disposizioni ed ordini ad infermieri, medici, monache, portantini…….urlando e dicendo anche parolacce a chi non capiva immediatamente!..se qualcuno conosce l’inferno dantesco, può immaginare la situazione di quel momento. Il prof. Ferretti aveva una grossa esperienza nel prestare soccorso ai feriti gravi! egli durante la 1° guerra Mondiale aveva operato in ospedali da campo come Maggiore medico, dove arrivavano i feriti a centinaia dai campi di battaglia!

 

..continua nella prossima puntata…

Arnaldo Ricci