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Catalano centro vitale della Ferrovia ex Roma nord

 

di Elisabetta Lelmi

 

Quando ti siedi su un sedile di un treno e viaggi comodamente oppure ti arrabbi perché lo vedi sporco, pieno di scritte fatte dai writers, non arrivi mai ad immaginare quanto lavoro c’è dietro quel convoglio che cammina ondeggiando sui binari. Se lo sapessi, quando vedi qualcuno che mette le scarpe sui sedili, lascia cartacce, scrive sulle pareti o scalfisce i vetri con un pezzo di ceramica, urina comodamente seduto per non raggiungere la toilette, ti assicuro che il “sangue ti monterebbe alla testa”.

Si, per permettere ad un treno di camminare, una miriade di persone, silenziose, quasi invisibili si affaticano a rimettere in sesto i convogli colpiti dall’usura, dai vandali, dai writers.

Interno dell'officina di Catalano                         

Per capire quanto lavoro richiede un treno efficiente, devi andare a Catalano, sede delle officine della ferrovia Roma – Civita Castellana – Viterbo. Sul piazzale antistante i capannoni, il vecchio ed il nuovo si confrontano in tutta la loro bellezza. Gli elettrotreni Firema, Altom benché più moderni, sfigurano di fronte agli imponenti e massicci locomotori Brown Boveri risalenti al 1932.

Costeggiando i capannoni, noti una porta aperta, entri per domandare a chi ti devi rivolgere per visitare l’officina. Un signore gentilissimo ti da l’informazione, poi vorrebbe dirti altro; percepisci la situazione, ti assale un po’ per timidezza, non osi disturbarlo. E’ lui che ti chiama, vuole dirti e farti vedere tante cose.  E’ il reparto tappezzeria della ferrovia, una grossa macchina da cucire PFAFF, troneggia all’ingresso, dietro accatastate pile di sedili completamente rinnovati. La stoffa, viene tagliata, i bordi ripassati a macchina per evitare sfilettature al tessuto, poi i pezzi assemblati e cuciti vanno a ricoprire la gommapiuma del sedile. Così il lavoro prosegue per tutta la giornata per  poter preparare e sostituire la vecchia tappezzeria di un intero convoglio.

Esiste anche il reparto falegnameria accorpato a questo laboratorio, che provvede in alcuni casi a sostituire le vecchie panche di legno danneggiate nei vecchi convogli Brown Boveri del 1932.

Non è facile lavorare in questo ambiente, lo spazio è ristretto, le persone al momento sono solo due ed a prezzo di grossi sacrifici ed un inventiva che ha dello straordinario,  si sopperisce alla scarsità  di materiali e finanziamenti.

Dopo aver attraversato una lunga passerella che affianca un vecchio convoglio in manutenzione, si arriva alla palazzina degli uffici, un signore gentilissimo, il vice capo officina Gianni Proietti, si offre di accompagnarti nella visita dell’impianto. Un vecchio orologio ancora funzionante, troneggia nel corridoio, serviva per le marcature dei cartellini dei dipendenti.

 

Antico orologio utilizzato per le vidimature dei cartellini

Entriamo in uno dei grossi capannoni che costeggiano la linea ferroviaria, treni Firema e Alstomfermi per manutenzione, vengono completamente smontati, il pavimento viene sostituito, le porte e le fiancate vengono riverniciate pezzo per pezzo, la cabina di guida e l’impianto elettrico vengono sostituiti completamente. Cumuli di ruote appena passate alla fresatrice, giacciono in terra per essere rimontate. Quello che ti colpisce è il reparto fresatrici ove le ruote dei treni vengono rinnovate, una macchina enorme sotto la guida di un operatore compie il suo difficile e delicato lavoro. La ferrovia ha curve con raggio inferiore a 100 metri e pertanto il lavoro di manutenzione delle ruote è frequente e costante. Mentre cammini, questi capannoni sembrano quasi vuoti, eppure la gente c’è e non la vedi. Da sotto un treno sbuca un operatore, mentre dentro un convoglio con poca luce alcuni tecnici stanno compiendo lavori di restauro. Alla fine della visita un pensiero va al vecchio capo officina (ora in pensione): Maestri che per anni ha diretto questa struttura con passione e dedizione. Assicuro che la visita a questo impianto, spingerebbe maggiormente la gente a rispettare il lavoro degli altri.

 Il vice Capo Officina di Catalano Gianni Proietti       

 

 

  Fonte notizie: La via ferrta del Soratte – La Roma nord